sabato, Dicembre 9, 2023
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REATTORI DI QUARTA GENERAZIONE: LA NUOVA FRONTIERA DELL’ENERGIA

Pronti dopo il 2030, saranno in grado di ottimizzare l’utilizzo del combustibile e minimizzare i rifiuti prodotti dal nocciolo del reattore, riducendo i livelli di radiotossicità

Da mesi l’aumento del costo dell’energia elettrica e del gas ha spinto molti
politici ed imprenditori a promuovere un ritorno dell’energia nucleare in Italia, mettendo da parte lo sviluppo dell’energia a idrogeno.

In particolare, il cosiddetto “nucleare di quarta generazione” viene promosso da diverse parti come soluzione più sostenibile e meno costosa. Questa è auspicata per favorire una sempre più rapida transizione ecologica. Su questa tecnologia, tuttavia, molti sono ancora i nodi da sciogliere in termini di sicurezza, costi e impatto sull’ambiente. Forte lo slancio economico dei paesi dell’Est.  L’etichetta che si deve a questo nuovo tipo di energia, è nata nel 2001 negli Stati Uniti da un progetto di rinnovo energetico, il cui interesse abbraccia 13 paesi e la Comunità europea dell’energia atomica (EURATOM).

L’obiettivo del progetto è quello di studiare e creare sistemi innovativi per generare energia nucleare, e far sì che questa possa avere un impatto nettamente minore sull’inquinamento rispetto all’energia a idrogeno. I nodi da sciogliere su questa tematica sono diversi: dalla sostenibilità all’aspetto dei costi, passando chiaramente per le tempistiche di realizzazione e dal più importante aspetto, ovvero quello della sicurezza di tali impianti.

Nello scenario italiano il dibattito più importante si è avuto su quanto realisticamente l’utilizzo del nucleare di “quarta generazione” possa avere un’elevata sostenibilità ambientale. Anche se le notizie sembrano confortanti, si necessita di garanzie maggiori per comprendere come l’utilizzo di tale tecnologia possa realisticamente impattare sull’ambiente. Per essere considerata di “quarta generazione” i reattori devono rispondere a determinati requisiti per garantire la sostenibilità. Tuttavia, i rifiuti da loro prodotti non saranno nulli ma decisamente minori di quelli prodotti in passato e dovranno essere conservati in specifici depositi. Più nello specifico, questi nuovi reattori saranno in grado di ottimizzare l’utilizzo del combustibile e minimizzare i rifiuti prodotti dal nocciolo del reattore, riducendo quindi sia la produttività che i livelli di radiotossicità.

Un altro nodo cruciale, sottolineato da imprenditori e politici, è legato alle tempistiche necessarie per realizzare tali impianti, ritenendo che con tempi realisticamente fattibili questa soluzione energetica sarà disponibile tra una decina di anni e quindi si intende nel medio periodo. Non è possibile quindi definirla come una soluzione matura, ma come un’opportunità da pianificare e successivamente realizzare. Le tempistiche sono più o meno le stesse in tutti i Paesi. È infatti nel 2030 che gli Stati potranno iniziare ad avere modelli concreti di questi nuovi reattori, contando prima di su una forma ibrida dell’impianto e poi su una definitiva pronta per la commercializzazione. Sul fronte dello sviluppo economico e tecnologico, è la Cina il paese in cui si registra un progresso maggiore. Infatti, già il 21 dicembre 2021 è stato allacciato alla rete elettrica, dopo dieci anni di lavori per la sua costruzione, il primo reattore dimostrativo di “quarta generazione”, ed è già in cantiere la costruzione di un impianto più grande. Segue tale progresso anche la Russia che, grazie alle sue tecnologie, conta di aver pronto all’allaccio il suo reattore dimostrativo nel 2035. Per l’Italia invece il progetto è in partnership con altri paesi Europei, ed il modello dimostrativo “ALFRED”, in costruzione in Romania, sarà pronto nel 2038.
Un altro nodo da sciogliere è quello legato ai costi di produzione. Tali costi, infatti, sono elevati nella fase iniziale del progetto per la costruzione e la messa in attivazione
dell’impianto, e verranno poi recuperati in una seconda fase tenendo conto di un arco temporale di 10- 15 anni, nel corso dei quali i costi saranno legati solo al combustibile e alla manutenzione.

L’ultimo quesito è legato alla sicurezza dei reattori, i quali, per essere ritenuti più sicuri dei precedenti, devono superare in termini di prestazioni gli standard fissi posti dalla “terza generazione”. In particolare quello che va assicurato è che i reattori siano sempre più lontani da provocare “incidenti severi”. Tra questi, il più serio e storicamente devastante è la deflagrazione del nocciolo. Dovranno inoltre essere in grado di tollerare eventuali errori umani o catastrofi naturali. Queste nuove tecnologie, seppur interessano l’energia nucleare, usano la potenza dei reattori in modo positivo e funzionale anche per l’ambiente. Importante è quindi scoraggiare ogni forma di utilizzo di tale energia per fini pericolosi come lo sviluppo di armi nucleari.

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