venerdì, Settembre 22, 2023
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GAZPROM: LO STOP DEL GAS POTREBBE ESSERE DEFINITIVO

Il colosso energetico russo ha dato inizio alla netta riduzione delle forniture verso l’Unione Europea. È reale il rischio di una situazione irreversibile

di Melania Depasquale

Lo stop alle forniture di gas verso l’Europa, da parte del colosso energetico russo Gazprom, potrebbe diventare irreversibile. Secondo quanto denunciato da Gazprom le sanzioni emesse, impedirebbero la manutenzione del gasdotto Nord Stream, la principale infrastruttura per il trasporto del gas russo verso il continente. Il gasdotto collega i giacimenti di gas siberiani direttamente alla Germania settentrionale attraverso il Mar Baltico, con una capacità massima che può arrivare a trasportare 55 miliardi di metri cubi di gas. Nell’attuale situazione, il flusso è ridotto ad appena un quinto.

Il taglio delle forniture di gas dovrebbe durare per tre giorni, fino alle 4 di mattina del 3 settembre, ma a Bruxelles si teme che prima o poi i flussi possano interrompersi definitivamente. Alexei Miller, Ceo di Gazprom ha sottolineato come, a causa delle sanzioni occidentali, non è possibile eseguire una manutenzione rilevante delle apparecchiature del Nord Stream 1, e per lo stesso motivo, Siemens Energy non è in grado di svolgere la regolare manutenzione.

Da quando l’Unione europea ha annunciato il piano RePowerEu, per raggiungere l’indipendenza dalle fonti fossili russe, si continuano a verificare interruzioni al flusso per questioni tecniche, manutenzioni e lavori sulle stazioni di compressione. L’interruzione totale del flusso, annunciata già lo scorso 22 agosto, e scattata ieri, è stata motivata da Gazprom con lavori di manutenzione in una stazione di compressione nel nord della Germania, da dove il gas viene poi esportato in altri Paesi Ue.

L’infrastruttura Nord Stream, era già rimasta ferma per manutenzione programmata a una turbina dall’11 al 21 luglio, ed era ripartita a capacità ridotta a circa il 40% rispetto alla norma. A fine mese il flusso era stato ulteriormente ridotto al 20%, con circa 38 milioni di metri cubi al giorno, rispetto ai 66 delle settimane precedenti alla manutenzione. La situazione desta preoccupazione tra i paesi dell’Unione, soprattutto a fronte di una mancata decisione univoca su come procedere.

 

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