di Melania Depasquale
Sono trascorsi 25 anni dall’incidente che il 31 agosto 1997 mise fine, a Parigi, alla vita di Lady Diana, la “principessa del popolo”, spentasi a 36 anni al culmine di una tragica fuga dai paparazzi assieme al fidanzato Dodi al-Fayed.
Consorte infelice del principe Carlo, Diana chiuse in quella notte di fine estate i conti con un destino scintillante, ma anche triste. Un destino che l’aveva proiettata agli onori delle cronache appena ventenne, sull’onda del matrimonio da fiaba del 1981 con il principe di Galles. Dopo la nascita del primogenito William e del fratello Harry, la vita di Diana Spencer fu un susseguirsi tempestoso di eventi, iniziati con la denuncia pubblica dagli schermi della Bbc del tradimento di Carlo con Camilla Parker Bowles, all’ammissione delle proprie stesse infedeltà, fino all’annuncio del divorzio reale del secolo.
Quelle che seguirono la morte di Diana, furono le settimane in cui la corona, e persino lo straordinario consenso verso Elisabetta II, parvero traballare paurosamente sotto il segno di un distacco dal comune sentire popolare. Crisi che la regina, consigliata dall’allora premier Tony Blair, seppe far rientrare accordando alla principessa il funerale solenne.
L’abbraccio del popolo inglese non mancò di accogliere il feretro della principessa, in un clima di amore misto a commozione rimasto scolpito nell’animo dei britannici. Lady Diana, infatti, era entrata nel cuore degli inglesi per la sua semplicità, le grandi attività benefiche a favore dei più deboli e quella spiccata eleganza che ancora oggi è imitata.
Un clima ben rappresentato dalla statua che i figli William e Harry hanno voluto far innalzare nel cuore di Kensington Garden, inaugurata il 1º luglio 2021, giorno nel quale Diana Spencer avrebbe dovuto compiere 60 anni.