di Melania Depasquale
Oggi, 4 luglio in America si festeggia la festa nazionale dell’indipendenza, la quale commemora l’adozione della Dichiarazione d’indipendenza degli Stati Uniti d’America, con la quale le Tredici colonie si distaccarono dal Regno di Gran Bretagna. Nella Costituzione americana, simbolo di democrazia e rinascita di un popolo intero, echeggia un concetto fondamentale: “Noi riteniamo che sono per sé stesse evidenti queste verità: che tutti gli uomini sono creati eguali; che essi sono dal Creatore dotati di certi inalienabili diritti, che tra questi diritti sono la Vita, la Libertà, e il perseguimento della Felicità”. Da qui si parte per comprendere come la finalità ultima dell’uomo sia quella di essere felice. Dagli albori della storia, il concetto di felicità ha accompagnato i grandi sistemi normativi di tutti i tempi, primo fra tutti quello greco. Fin dal pensiero greco di Aristotele ed Epicuro, infatti, il concetto di eudaimonia è concepito come soddisfazione individuale: ora come compimento di una vita pienamente vissuta, ora come appagamento nella conoscenza. In letteratura il concetto è ripreso nell’opera dantesca, per svilupparsi poi nell’Umanesimo e nelle epoche successive.
Con la corrente illuminista il discorso sulla felicità viene riproposto in un’ottica innovativa e, per certi versi, rivoluzionaria: l’eudaimonia diventa pubblica, in altri termini, diventa sinonimo di democrazia.
Gli illuministi italiani definiscono la felicità “razionale” in quanto ritengono che possa essere goduta solo con e grazie agli altri. Diviene anche “pubblica” perché deve intendersi in termini collettivi e non come soddisfazione individuale. Secondo lo scrittore Ludovico Antonio Muratori, per gli intellettuali diventa imperativo apportare il proprio contributo nelle pratiche dell’arte del buon governo, nel quale i sovrani sostituiscono l’interesse privato con quello pubblico.
Una maturazione di queste ideologie è fornita dal giurista napoletano Gaetano Filangieri, il quale ritiene che, per poter perseguire la felicità, tutti gli uomini debbano poter raggiungere i beni essenziali per l’appagamento dei propri bisogni. Filangieri configura il perseguimento di tale fine, tra i diritti fondamentali dell’uomo. Compito principale dello Stato diventa quindi, garantire la possibilità di perseguire la felicità a tutti i cittadini, attraverso il riformismo giuridico.
Nell’ambito della tradizione statunitense il diritto alla felicità nasce con un’accezione negativa: ovvero il diritto di ogni cittadino a non subire ingerenze dallo Stato. Il significato del diritto al perseguimento dell’eudaimonia viene legato al concetto Lockiano di proprietà: possedere significa felicità e acquisire una proprietà è considerato il risultato dello sforzo profuso. Nel panorama francese è degna di nota la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino, il cui testo proposto dal marchese de La Fayette, e discusso innanzi all’Assemblea nazionale dal 20 al 26 agosto 1789, venne fortemente influenzato dalla Dichiarazione americana, in esso infatti si afferma che il fine delle istituzioni pubbliche, è rappresentato dalla “felicità di tutti”.
In tempi recenti, l’ONU riconoscendo la ricerca dell’eudaimonia come “scopo fondamentale dell’umanità”, ha proclamato il 20 marzo, la Giornata Internazionale della Felicità.
“Le buone leggi sono l’unico sostegno della felicità nazionale” questo concetto, emblematico del pensiero illuminista, evidenzia l’inscindibile binomio esistente tra felicità e riformismo giuridico. Ogni giorno, non solo oggi, dovremmo riflettere su tutto questo.