di Melania Depasquale
La storia del santuario è legata a quella del beato Bartolo Longo, suo fondatore, e della contessa Marianna de Fusco, con la quale condivise una vita dedicata al servizio di poveri e bisognosi. Questo fu costruito grazie alle offerte spontanee dei fedeli di ogni parte del mondo. L’edificazione ebbe inizio l’8 maggio 1876 mediante la raccolta dell’offerta. Il primo a seguirne i lavori fu Antonio Cua, docente dell’Università di Napoli, che diresse gratuitamente la costruzione della parte rustica. Giovanni Rispoli in seguito si occupò della decorazione e della monumentale facciata inaugurata nel 1901. Il santuario fu elevato a basilica pontificia maggiore da papa Leone XIII il 4 maggio 1901.
Nel 1925 fu ultimata la costruzione del campanile alto 88 metri. Con il passare del tempo e il sensibile aumento del numero dei fedeli si rese necessario l’ampliamento del santuario eseguito dal 1934 al 1938 con un proget
Ogni anno oltre quattro milioni di persone si recano in visita in questi luogo. In onore della Vergine del Santo Rosario, il beato Bartolo Longo compose una preghiera di Supplica, approvata dall’autorità ecclesiastica. La preghiera è nota e recitata in tutto il mondo, in modo particolare l’8 maggio (con indulgenza plenaria) a mezzogiorno e la prima domenica di ottobre, quale introduzione ai rispettivi mesi di preghiera mariana. La storia del quadro della Madonna di Pompei nasce da Bartolo Longo, che nel suo intento di propagandare la pratica del Rosario tra i pompeiani, si recò a Napoli per acquistare un dipinto della Madonna del Rosario. L’idea era quella di acquistarne uno già visto in un negozio: ma le cose andarono diversamente. Per puro caso, infatti, incontrò in via Toledo Padre Radente che allo scopo gli consigliò di andare in suo nome al Conservatorio del Rosario di Portamedina e di chiedere a suor Maria Concetta De Litala un vecchio dipinto del Rosario che egli stesso le aveva affidato dieci anni prima. Il beato seguì il consiglio ma rimase sconcertato quando la suora gli mostrò il dipinto: una tela corrosa dalle tarme e logorata dal tempo, mancante di pezzi di colore e con la Madonna che insolitamente porge la corona a santa Rosa anziché a Santa Caterina da Siena come vuole la tradizione domenicana. Fu sul punto di rinunciare ma, dietro insistenza della suora, ritirò il dipinto. Nel tardo pomeriggio del 13 novembre 1875 l’immagine della Madonna giunse a Pompei su un carretto guidato dal carrettiere Angelo Tortora e adibito al trasporto di letame ad aspettarla c’erano l’anziano parroco Cirillo, lo stesso Bartolo Longo e altri abitanti della città. Quando, tolta la coperta, fu mostrato il dipinto, lo stesso stupore che a prima vista aveva colto il beato si manifestò anche negli altri presenti. Tutti concordarono che esso non potesse essere esposto in quelle condizioni se non dopo un suo restauro sia pure parziale.
Il dipinto non tornò nella parrocchia del Salvatore ma fu posto su un altare provvisorio allestito in una delle cappelle (ribattezzata successivamente di santa Caterina) all’interno del santuario in costruzione. L’immagine della Madonna si coprì ben presto di pietre preziose offerte dai fedeli quale attestato di grazie ricevute. Tra i diamanti e gli zaffiri che formavano le aureole sul capo della Madonna e del Bambino si potevano notare quattro rarissimi smeraldi offerti da due ebrei per grazia ricevuta.
L’ultimo restauro fu effettuato nel 1965 presso il Pontificio istituto dei padri benedettini olivetani di Roma, un restauro altamente scientifico durante il quale furono riesumati i colori originali che erano stati coperti da altri che vi si erano sovrapposti nel corso dei precedenti interventi e che furono fatti risalire a un valente artista della scuola di Luca Giordano (XVII secolo).
Nel 2000, in occasione del suo 125°anniversario, il dipinto è stato esposto per cinque giorni nel Duomo di Napoli venerato da migliaia di fedeli. Il ritorno a Pompei è stato fatto a piedi ripercorrendo il tracciato del 1875 e facendo tappa in diverse città della provincia.