martedì, Giugno 6, 2023
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PAGANI, SOMMERSO DA FISCHI DEI FEDELI IL VESCOVO GIUSEPPE GIUDICE

Il prelato aveva vietato la processione per la festa della Madonna delle Galline, incorrendo nelle proteste dei paganesi e dei commercianti, economicamente provati dalla pandemia

È stata davvero eclatante la reazione dei paganesi alla proroga imposta dal vescovo Giuseppe Giudice del divieto di processioni religiose, che ha impedito anche quella della Madonna delle Galline, celebrazione di fama nazionale molto cara ai cittadini della città di Sant’Alfonso.
Stamattina alle 9 la Madonna del Carmelo, detta delle Galline, è uscita, come di consueto, dal Santuario. Ma, invece di partire in processione per le strade cittadine, posto il divieto del vescovo, ha raggiunto Piazza D’Arezzo dove si è fermata. Lì avrebbe dovuto restare tutta la giornata, fino alla ‘calata dell’ora’, momento in cui ogni anno, terminata la processione, faceva rientro a casa. Ma, causa le condizioni meteorologiche, è rientrata nel Santuario intorno alle 11. Dopo che la statua della Madonna ha raggiunto Piazza D’Arezzo, è iniziata la celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo, monsignor Giuseppe Giudice, il quale, all’inizio della stessa, ha ricevuto poderosi fischi dalla folla. Per sedare i più concitati sono dovuti intervenire i carabinieri. Durante l’omelia il vescovo ha invocato più volte la pace. Nonostante la mancata processione, numerosi toselli sono stati allestiti, unitamente a quello istituzionale del Comune di Pagani, presente in villa comunale. I Paganesi, quindi, stanno già vivendo o si stanno preparando a vivere la festa, tra il fumo dei carciofi arrostiti ed il profumo del sugo con il quale condire i tagliolini. E certamente, dimenticate le rimostranze nei confronti dell’infelice decisione del vescovo, si penserà al tradizionale pranzo, durante il quale non mancherà, come vuole la tradizione che lo considera un segno di buona sorte se capita involontariamente, l’immancabile schizzo di salsa sulla camicia del capofamiglia, soprattutto. Perché altrimenti la festa non è festa…
Rosa Giorgio

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