Valorizzare il mare come risorsa fondamentale. Questo è l’obiettivo che si è posto il decreto legislativo 229/2017 istituendo oggi, 11 aprile, la Giornata Nazionale del Mare.
Sono 27 le aree marine protette in Italia (Amp), a cui si aggiungono 2 parchi sommersi, che compongono complessivamente circa 228.000 ettari di mare e 700.000 km di costa. In queste aree le attività umane, come pesca e turismo, dovrebbero essere parzialmente o totalmente limitate, favorendo la riproduzione dei pesci e la conservazione della biodiversità del più grande ecosistema del Pianeta. Tuttavia solo l’1,67% delle aree implementano efficacemente i propri piani di gestione, mentre per il resto si tratta solo di piccoli paper park: aree marine che non sono efficacemente gestite. Inoltre, soltanto sullo 0,1% delle aree è garantita una protezione integrale.
Dal 2018 ad oggi, è stata dedicata un’ampia riflessione sul valore del mare da un punto di vista ambientale, culturale, ricreativo ed economico. La Commissione Oceanografica dell’Unesco traccia un bilancio sulle acque del nostro Paese, ponendo l’attenzione sul mar Mediterraneo. Il Mediterraneo produce quasi 60 miliardi l’anno, ma la pesca italiana è sempre più in difficoltà. Riflettere e porre l’attenzione su una delle risorse geografiche più importanti dell’Italia fornisce spunti per accendere il dibattito e porre domande sul reale stato di salute del nostro mare, e su come effettivamente valorizzarlo e tutelarlo a pieno senza che questo impatti sull’ambiente. Dal punto di vista ambientale, si stima infatti che questo mare sia responsabile del sequestro di 13.2 milioni di tonnellate annue di carbonio: il valore più alto tra gli stati membri della Ue che affacciano nel Mediterraneo. Secondo il rapporto IOC-UNESCO 2021, azioni combinate di decarbonizzazione basate sul mare potrebbero ridurre il divario delle emissioni fino al 21% su una riduzione di 1,5 gradi e fino al 25% su una riduzione di 2 gradi. Coldiretti-Impresapesca invece lancia un Sos per il pescato italiano, che negli ultimi 35 anni ha perso quasi il 40% delle imbarcazioni, con un impatto devastante sull’economia e l’occupazione di un settore fondamentale del Made in Italy, ora ulteriormente aggravato dall’emergenza Covid. La riduzione delle imbarcazioni si può motivare anche con altre concause importanti: i cambiamenti climatici, le imposizioni di consumo del prodotto straniero e una burocrazia sempre più asfissiante. I rapporti normativi tra Italia e UE infine, si pongono come causa ultima alla drastica riduzione delle attività di pesca. Tutto questo, se non si prospetta un immediato intervento, porterà ad una sostanziale riduzione del pescato fresco sulle tavole degli italiani. Resta fondamentale quindi porre l’attenzione su questa giornata ispirando nuove prospettive.
Melania Depasquale
