martedì, Maggio 30, 2023
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VINCENT VAN GOGH: IL PITTORE TORMENTATO

Nasceva oggi, il 30 marzo 1853, uno degli artisti più noti e apprezzati sulla scena artistica mondiale. Il suo carattere difficile e instabile ne ha influenzato lo stile rendendo eterna la bellezza dei suoi dipinti

Vincent Van Gogh nacque il 30 marzo 1853 a Zundert, nei Paesi Bassi. Era figlio di un pastore protestante e durante l’infanzia soffrì molto il suo ruolo di sostituto del fratello, nato morto a cui pure era stato dato il nome Vincent. Da adolescente sviluppò un carattere difficile e una personalità mutevole e instabile. Con il tempo il pittore seguì le orme del padre e fu inviato come missionario evangelista a Wasmes, nella regione mineraria del Borinage, in Belgio. Fu un periodo trascendentale della sua vita. Sidedicò totalmente alla cura dei minatori, trascurando il cibo, gli indumenti e tutto ciò che fosse materiale. Risale a quest’epoca I mangiatori di patate, una delle sue opere più celebri. Alla fine nel 1880 tornò a casa dai suoi, esausto, e decise di dedicarsi alla pittura.

Van Gogh impregnò le sue opere di una personalità oscura, frutto del suo carattere. Il pittore voleva dipingere le persone mentre lavoravano e riflettere con realismo assoluto la vita quotidiana dei più svantaggiati, prendendo spunto dai pittori realisti francesi come Millet. 

Iniziò, proprio a seguito dell’influenza dell’artista, ad utilizzare colori più scuri per i suoi quadri. Si innamorò di sua cugina Kate, e abbandonò la casa dei suoi trasferendosi con il fratello Theo a Parigi, dove poté vedere le opere degli impressionisti e conoscere Toulouse-Lautrec e Paul Gauguin. In questo periodo Van Gogh sperimentò il neoimpressionismo preferendo i paesaggi e i ritratti e usando colori puri e pennellate a piccoli tocchi, uno stile che ricorda il puntinismo. Nel 1887, durante la sua permanenza ad Arles, nel sud della Francia, Van Gogh eseguì un gran numero di opere: autoritratti, paesaggi e dipinti di fiori. Tra i più celebri: I girasoli, La terrazza del caffè la sere e Place du Forum. Le sue composizioni erano dominate da due colori: il blu e il giallo, scelta cromatica che ci fa capire come l’artista fosse andato oltre le regole stilistiche degli impressionisti.Nell’intensa corrispondenza con il fratello Theo, che considerava il suo unico amico, possiamo trovare una spiegazione della celebre opera: La camera dell’artista ad Arles. Lo stesso pittore scriveva: «Questa volta si tratta solo della mia stanza, qui il colore dev’essere centrale. Nel guardare il quadro la mente, o meglio l’immaginazione, dovrebbe riposare».  Su richiesta di Theo, nell’ottobre 1888 Paul Gauguin andò a vivere con Van Gogh nella Casa Gialla (così chiamata per il colore delle pareti). A causa del carattere deciso di entrambi, la relazione tra Van Gogh e Gauguin si fece a poco a poco più difficile. Durante una lite Van Gogh arrivò ad attaccare Gauguin con un rasoio; sembra che poi, pentito di quell’attacco d’ira, si fosse tagliato il lobo dell’orecchio facendolo consegnare a Gauguin, per placare il senso di colpa.

Fanno fede a questo confuso episodio (del quale esistono varie versioni) due celebri autoritratti del pittore con un orecchio bendato. In uno dei due, Autoritratto con orecchio bendato e pipa, del 1889, Van Gogh appare mentre fuma malinconicamente la pipa, tetro e ripiegato su sé stesso. Dopo la partenza di Gauguin, Theo lo andò a trovare e lo convinse a farsi ricoverare nell’ospedale di Arles. Nel maggio 1889, spaventato all’idea di non poter più lavorare, Van Gogh si fece ricoverare nell’ospedale psichiatrico di Saint-Rémy-de-Provence, dove rimase per un anno. Negli ultimi trenta mesi della sua vita Van Gogh completò cinquecento opere, e negli ultimi sessantanove giorni firmò addirittura settantanove quadri. La sua depressione peggiorò e, secondo la versione ufficiale, il 27 luglio 1890, all’età di trentasette anni, durante una passeggiata in campagna si sparò con un revolver. Non si accorse che la ferita era mortale e tornò alla pensione Ravoux, due giorni dopo morì nel suo letto tra le braccia del fratello Theo. Sul suo capezzale fu trovata una lettera che diceva: «per il mio lavoro io rischio la vita e ho compromesso a metà la mia ragione».

Melania Depasquale

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