venerdì, Settembre 29, 2023
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CHI ERA MADELEINE ALBRIGHT, PRIMA DONNA SEGRETARIO DI STATO AMERICANA

È morta a 84 anni, venne perseguitata dai nazisti e fuggì dall’oppressione del governo comunista. Arrivò negli Stati Uniti nel 1948. Dopo essere stata ambasciatrice presso l’Onu fu a capo della diplomazia Usa durante il secondo mandato di Clinton. Rilevante anche la sua influenza nella politica estera del paese

È stata la prima donna a ricoprire il ruolo di segretario di Stato negli Stati Uniti. Morta oggi a 84 anni per un tumore, la Albright era nata a Praga, nell’odierna Repubblica Ceca, ed era fuggita prima dagli invasori nazisti e poi dal governo comunista. Si chiamava ancora Marie Jana Korbelova quando arrivò negli USA nel 1948 dove prese il nome di Madeleine e poi il cognome Albright del marito, editore americano. Aveva due anni quando la Cecoslovacchia venne invasa dalle truppe tedesche di Hitler, costringendo lei e la sua famiglia di origini ebree a fuggire a Londra. Poi il ritorno in Patria e l’addio definitivo ad essa a causa della salita al potere del regime comunista.

Si trasferì negli Stati Uniti con la famiglia, scoprendo solo in quel momento che diversi parenti erano morti a causa delle atrocità causate dall’Olocausto. Tutta la sua carriera accademica, diplomatica e politica, di stampo democratico, è stata impiegata nelle relazioni internazionali.

Prima analista, poi consigliera della Casa Bianca, assunse un ruolo di spessore fin dai tempi di Carter, centralizzando il suo operato sulla sicurezza nazionale sotto la presidenza di BillClinton, che ne ha fatto poi la prima donna a capo della diplomazia statunitense durante il suo secondo mandato presidenziale dal 1997 al 2000. Non si può dimenticare il ruolo di ambasciatrice Usa alle Nazioni Unite dal 1993 al 1997, quando si scontrò con il poco interventista, a suo parere, segretario Boutros-Ghali. Venne scelta anche dal presidente Obama come consigliera.

La sua presenza in positivo e in negativo ha quindi segnato anni della politica estera statunitense e non solo fra la fine della guerra fredda e l’11 settembre. La sua è stata una delle voci più autorevoli a favore dell’intervento degli Usa e della Nato, di cui voleva l’espansione, nei Balcani per fermare la pulizia etnica. Ha voluto inoltre il tribunale internazionale contro i crimini di guerra per l’ex presidente serbo Slobodan Milosevic. Ha sostenuto la riduzione degli armamenti nucleari. Di grande rilevanza e ancora di attualità è stato il suo editoriale sul New York Times del 23 febbraio scorso.  In esso, in prima persona, parlò delle persecuzioni subite e di come era riuscita a fuggire da quest’ultime, sottolineando le difficoltà che crea l’insorgenza dei regimi totalitari ponendo l’attenzione sulla politica di Putin. Aveva testualmente dichiarato, parlando del leader zarista: «Come altri despoti, identifica il suo benessere con quello della nazione e considera tradimento ogni forma d’opposizione. Invece di spianare la strada alla grande Russia, l’invasione dell’Ucraina segnerà l’infamia di Putin, lasciando il suo Paese diplomaticamente isolato, economicamente in difficoltà e strategicamente vulnerabile di fronte ad una alleanza occidentale più forte e unita».

Madeleine Albright è stata sicuramente una grande femminista. Ha sostenuto infatti con forza la necessità di collaborazione tra le donne. Come la Regina Elisabetta infine comunicava le proprie idee attraverso ciò che indossava, memorabili erano infatti le sue spille: tra esse la preferita era una a forma di serpente, riferimento diretto al presidente iracheno Saddam Hussein che l’aveva definita un serpente senza precedenti. Una donna a tutto tondo quindi che mancherà tra le fila dell’America democratica.

Melania Depasquale

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