Non ci sarebbero pirati informatici russi dietro l’attacco ai server delle Ferrovie dello Stato di ieri. Tra le chat degli “addetti ai lavori” trapela che a far circolare le informazioni di accesso al sistema possa essere stato un dipendente della stessa società, “colpevole” di una leggerezza. Chi si è accorto del problema ha prontamente richiesto la cancellazione dell’immagine che riportava le credenziali di accesso. Pare che questo sia stato fatto celermente, ma non è bastato: è ben noto a tutti, infatti, che una volta pubblicato qualcosa su internet, è praticamente impossibile rimuoverlo del tutto.
Quindi, molte persone hanno acceduto alla sezione protetta di Hive, avendo interazioni con la gang criminale, e alla fine sono comparsi dei messaggi folli, che di fatto fanno comprendere verso l’esterno l’identità dell’italiano medio e del concetto dello “scimpanzé dell’informatica italiano”, comparso più volte all’esterno.
Le persone non autorizzate hanno quindi iniziato a pubblicare messaggi senza senso, come nel caso “Prega la madonna di Kiev”, che potrebbe aver creato delle reazioni di incitamento all’odio verso gli addetti alla chat.
Infatti, poco dopo ecco che la gang pubblica un ulteriore messaggio riportando quanto segue: Schermata che riporta che l’operatore di Hive richiederà per il pagamento 10 milioni di dollari
Di fatto dicendo all’azienda di ringraziare il ragazzo che ha pubblicato le credenziali di accesso al backend e che da ora in avanti il prezzo del riscatto sarà pari a 10 milioni di dollari.
Al momento non sono note le operazioni in corso per ripristinare la piena sicurezza nel sistema delle Ferrovie dello Stato.
Melania Depasquale
